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INCONTRO CON L’AUTORE CARMELO SARDO



img_5901Nell’ambito del progetto promosso da MIUR “Libriamoci” l’Istituto Alberghiero di Erice ha organizzato  l’incontro con il giornalista Carmelo Sardo, autore insieme a Giuseppe Grassonelli del libro “Malerba”. Hanno partecipato la Dirigente Giuseppa Mandina, l’organizzatrice Jana Cardinale, il regista Massimo Pastore, i docenti di lettere e i ragazzi delle quinte classi.

MALERBA (ERBA CATTIVA): STORIA DI UN RISCATTO 

Malerba è un libro, pubblicato nel 2014, che racconta la storia  di Giuseppe Grassonelli, chiamato da  tutti gli altri abitanti del suo paese “Malerba”; egli da ragazzo venne mandato in Germania per allontanarsi dall’ambiente malavitoso siciliano, ad Amburgo cadde nel circolo vizioso della lussuria frequentando locali notturni e casinò, dove, essendo abilissimo con le carte  da gioco, si arricchì molto in fretta. Dopo il servizio militare tornò al suo paese natale per un saluto alla famiglia; il giorno prima di ripartire per la Germania accade ciò che farà scaturire l’odio e la rabbia nel cuore di quest’ uomo, ovvero l’ uccisione del nonno, dello zio e di un cugino per mano dei sicari di cosa nostra (per via di un regolamento di conti); ciò sarà l’ inizio di una serie di omicidi per vendicare i suoi familiari, fughe e sofferenze, che si concluderanno con la morte di tanti uomini mafiosi e l’ arresto nel novembre del 1992. Tutto ciò non è la trama di un film americano ma è la storia di un uomo che dopo aver commesso una lunga serie di omicidi sta pagando per i crimini commessi. Ma è soprattutto la storia di un ritorno alla legalità e di come il cancro della mafia abbia lasciato un’ indelebile sofferenza.

APPROFONDIMENTI :
in carcere Grassonelli non ha mai collaborato con la giustizia e per questo è stato condannato all’ ergastolo ostativo (art. 4 bis, non potrà mai beneficiare di alcun permesso).
Quando egli entrò in carcere era semianalfabeta, oggi  si è laureato in lettere e filosofia  all’ università “Federico II”  di Napoli con “110 e Lode”

 

PREMESSA
Per comprendere la storia di Grassonelli occorre avere presente il contesto siciliano intorno al 1985-1986 quando - racconta Carmelo Sardo - in Sicilia scoppia una furiosa guerra di mafia per il controllo del territorio perché uno schieramento di persone non si accontentava più di fare gli affari della vecchia mafia ma voleva andare oltre.
I corleonesi di Totò Riina e Bernardo Provenzano quando sono calati a Palermo nel 1983 hanno spodestato i vecchi capi; questo è lo scenario siciliano di quegli anni, la guerra da Palermo si estende anche nelle altre province. Io – continua l’autore del libro –  a quel tempo raccontavo questo, andavo dovunque si sparava e si ammazzava. A un certo punto comincio a raccontare una serie di omicidi della provincia di Agrigento dove lavoravo in una televisione privata. Come potevo immaginare che uno dei più spietati killer, un ragazzo di vent’anni che si era messo in testa di annientare tutti i capi di cosa nostra, uccideva e poi scappava a casa a guardare il telegiornale per ascoltare il servizio dell’omicidio che avevo appena fatto. Perché? Per documentarsi, si informava per sapere in che direzione si concentravano le indagini; 25 anni dopo quando mi ha mandato a chiamare in carcere mi ha confessato che io ero il suo agente segreto.
Veniamo – continua Sardo – al protagonista di Malerba: si chiama Giuseppe Grassonelli, è nato a Portoempedocle e non è mai stato un mafioso. Succede che un giorno cosa nostra gli stermina la famiglia perché nell’ambito di quella lotta tra la vecchia e la nuova mafia, Giuseppe ha avuto la sfortuna di avere uno zio che non voleva sottostare a nessuna regola mafiosa e voleva agire per conto suo nella sua illegalità. A un certo punto tutto fa presupporre (non ci sono prove) che questo zio abbia ucciso il capomafia di Portoempedocle che aveva tentato per tre volte di ammazzarlo. Cosa nostra allora organizza una strage micidiale, il 21 settembre 1986 due commandi sparano all’impazzata contro un gruppo di persone sedute in un bar, sei muoiono, altre tra le quali lo stesso Grassonelli restano ferite. Vengono uccisi il nonno, lo zio e un cugino.

DOMANDE POSTE DURANTE IL DIBATTITO A CARMELO SARDO:
Jana Cardinale: perché Grassonelli ha detto: “io credevo che lo stato e la mafia fossero la stessa cosa?”
“Quando successero questi fatti, Grassonelli era un ignorante semianalfabeta - come riconosce lui stesso - viveva da 5 anni in Germania e non conosceva la storia dello zio.
Con quello che dico, non voglio giustificare o assolvere i comportamenti di Grassonelli, ma contestualizzare ciò che gli è accaduto, forse se non avesse assistito alla strage dei suoi   familiare avrebbe avuto un' altra vita.
Ad un certo punto lui decise di reagire, si aspettava che i colpevoli fossero arrestati e invece vennero arrestati i Grassonelli superstiti, ma come? Anzichè prendere gli assassini, arrestano i miei parenti superstiti, allora è vero che stato e mafia sono la stessa cosa.
Da li comincia la sua prima scelta sbagliata e dolorosa, comincia la sua reazione di vendetta, pensando che se fosse andato dai carabinieri lo avrebbero arrestato, se fosse rimasto libero lo avrebbero ammazzato”.
Carmelo Sardo continua il suo racconto: “a 25 anni Grassonelli è stato portato all'Asinara, i giudici volevano che si pentisse ma lui non l'ha voluto fare.
Da 24 anni è in carcere, senza essere mai uscito, neanche un minuto, perché è un ergastolano ostativo. Se quando è stato arrestato avesse fatto tutti i  nomi dei ragazzi che con lui hanno compiuto la carneficina, adesso sarebbe libero”.

TESTIMONIANZA DI GRASSONELLI (dopo 22 anni di carcere) TRATTA DAL DOCUMENTARIO MALERBA
"Io ho sbagliato ed è giusto che paghi, nessuna spiegazione potrebbe mai giustificare cosi tanta violenza, il dovere civico impone di rivolgersi alle istituzioni, ma io pensavo che lo stato e la mafia fossero la stessa cosa. Attenzione, non voglio essere frainteso , non dico che sono la stessa cosa, ma che ero convinto che lo fossero, ed è stata questa convinzione a determinare la mia scelta di vita: uccidere per non essere ucciso. 
Voglio riflettere su un punto: "è giusto che io  non ottenga un permesso per quello che sono stato 22 anni fa? Non conta nulla quello che è successo in questo periodo? Ditemi che sono pericoloso, non me lo dicono perché lo sanno, però vogliono che faccia il pentito, no! Non lo faccio, non faccio la spia”. 
       

Jana  Cardinale: Grassonelli  è in regime di carcere ostativo (art.4 bis) poiché non si è pentito anche se oggi è un uomo diverso che ha rinnegato il suo passato, ma non si pente perché non vuole barattare la sua vita con quella degli altri .
 “Questo tema – osserva il giornalista – è molto delicato e spinoso, dovete sapere che la conclusione di quella guerra di mafia portò delle stragi che scossero tutta l’ opinione pubblica: Falcone , Borsellino , la strage dei Georgofili a Firenze, di via Palestro a Milano, nel 93' quando cosa nostra metteva le bombe ovunque , perché voleva che venisse eliminato il 4 bis, una forma di condanna " fine pena mai".
Siamo l'unico paese al mondo ad avere l'ergastolo fine pena mai , vero, reale. Molti stanno portando avanti la battaglia per abolire l'ergastolo, primo fra tutti Umberto Veronesi, il quale sostiene che le cellule dell’uomo si rigenerano continuamente per cui fra 10 anni  non saremo più quelli che siamo ora, allora perché non mettere alla prova un Grassonelli o come lui quei detenuti che hanno avviato un percorso di recupero? Oggi lui è un uomo nuovo”.

Grassonelli non vuole chiamare in causa i suoi scagnozzi, perché non fa punire quelli che hanno ucciso insieme a lui?
“Per un senso di coscienza con se stesso, lui dice : " io avevo necessità di vendicare la mia famiglia e di uccidere chi mi voleva morto, per provare a sopravvivere; per farlo io ho sfruttato e scelto i killer con uno scambio di favori. Lui disse al giudice :" non ho nomi da farle perché non sono un mafioso, io ho ucciso per sopravvivenza, quindi non baratterò la mia libertà offrendo in pasto i nomi dei ragazzi che io ho voluto sfruttare ( questo 25 anni fa ).
Oggi lui sta valutando l'unica possibilità che ha per ottenere permessi, cioè il non avere nulla da offrire allo stato, poiché oggi i colpevoli sono stati tutti arrestati e si sono tutti pentiti.
Oggi Grassonelli crede nella giustizia e sta chiedendo la possibilità di accedere a un istituto giuridico che si chiama " collaborazione inesigibile", cioè accertato che ormai tutti i fatti sono stati acclarati e che non può dire niente che possa servire allo stato non gli si può più chiedere di pentirsi”.
A pag. 20 del libro si legge: “lo sapevo che era sbagliato ma non lo capivo”. C’è differenza tra sapere che una cosa è sbagliata e capire che una cosa è sbagliata, ci ha colpito il confronto tra i due verbi, sapere vuol dire conoscere, capire vuol dire essere consapevoli. Ci chiediamo quale sia la responsabilità di un ragazzo cresciuto in un ambiente difficile nel non riuscire a capire.

“la difficoltà di capire è riconducibile all’ignoranza, sapere significa io conosco ma non sono consapevole a causa dell’ignoranza”
Carmelo Sardo conclude il suo intervento evidenziando che Malerba è la rappresentazione emotiva, culturale ed etica della trasformazione di un figlio della nostra terra.




Realizzato dagli alunni classe terza B  dell’Istituto Alberghiero “Florio” Rondello Salvatore Francesco Rallo Antonino