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Il Tribunale di Marsala, in Composizione Collegiale, con la sentenza-61-del-2011tribunale-marsala_parte1 – sentenza-61-del-2011-tribunale-marsala_parte2, pronunciata dal Tribunale di Marsala, confermata in appello, divenuta definitiva, in data 31/10/2013, a seguito della pronuncia della Corte di Cassazione, chiarisce la differenza fra “imprenditore colluso” e “imprenditore vittima”, statuendo che la condotta di Giuseppe Grigoli è certamente riconducibile al paradigma dell’imprenditore mafioso piuttosto che a quello di vittima della prepotenza mafiosa.
I Giudici hanno ritenuto sussistente, oltre ogni ragionevole dubbio, l’esistenza di un vero e proprio patto criminale che si è snodato e sviluppato negli anni tra Giuseppe Grigoli (il “re dei supermercati”) e diversi esponenti mafiosi, primo fra tutti con Matteo Messina Denaro, capo di Cosa Nostra da cui sono derivati reciproci vantaggi sia per le aziende del Grigoli, sia per la associazione mafiosa.
La sentenza del Tribunale di Marsala veniva impugnata sia dal Giuseppe Grigoli che dal Difensore di Messina Denaro Matteo. La Corte di Appello di Palermo con sentenza-3077-del-2012-corte-appello-palermo, sostanzialmente, confermava la sentenza di primo grado.
La Suprema Corte di Cassazione con sentenza-2616-del-2013-corte-di-cassazione dichiarava inammissibile il ricorso di Matteo Messina Denaro e rigettava il ricorso di Giuseppe Grigoli .